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Alla scoperta della Majella: Rava del Ferro e Rava della Vespa


25 anni o forse più sono passati da quando giovanissimo infilavo gli sci d’alpinismo ai piedi per portarli sulla Majella. Dove andavo sinceramente non lo sapevo, seguivo i “vecchi” che facevano strada e io salivo, salivo e salivo ancora. Me la ricordavo sempre molto lunga la gita alla Majella, si facevano della alzatacce che a 12/13 anni non te ne capaciti.

Il richiamo era forte e nonostante in centro Italia sulle montagne ci vada abbastanza spesso, la Majella era rimasta ancora un ricordo lontano che andava pian piano sbiadendo sempre di più. Così preso dalla smania, insieme a mio fratello e al fido cane Rocco rinunciamo ad un weekend con amici per andare ad esplorare una delle catene in assoluto più belle per lo sci/snowboard alpinismo.
Le opzioni sono sempre tante. Le famose “Rave” della catena montuosa della Majella offrono itinerari per tutti i gusti con più o meno dislivello e difficoltà tecniche. Rava non significa altro che “canalone” che scende tra due pendii. Dalla Rava del Ferro a quella della Vespa fino a quella della Giumenta Bianca o alla Forchetta di Majella. Insomma c’è spazio per tutti. Il punto semmai sono i dislivelli delle stesse.

Optiamo, dopo averne prese in considerazione diverse, per salita dalla Rava del Ferro e discesa da quella della Vespa provando la salita fino a Monte Amaro circa 2800 metri che rappresenta la vetta più alta dell’appennino centrale dopo il Gran Sasso d’Italia. La partenza è a poco più di 110 metri e già li penso che la strada da fare sarebbe stata veramente tanta. La via che sale fino a quasi 1500 è ovviamente ancora interrotta per neve e dunque bisogna lasciare la macchina alle prime curve. Sinceramente i ricordi che avevo in mente da bambino non corrispondevano assolutamente. Chissà la testa cosa ricordava di quella prime salite. Nulla mi era familiare tranne che la fatica. Con la splitboard si va spediti fino all’attacco della Rava del Ferro quando la pendenza aumenta senza tregua. Da li salire diventa molto difficile a causa delle continue inversioni e della neve molto scivolosa. Monto i rampant che effettivamente mi aiutano tantissimo ma dopo un po trovo rifugio in un pertugio senza neve e salgo circa 200 metri rimanendo fuori dalla neve. Mio fratello Enrico invece ha optato per i ramponi. Mai scelta fu più felice. La sua velocità di salita era quasi il doppio della mia costretto a salire e cambiare direzione ogni pochissimi metri tra uno scivolone e un altro.

Poi dopo “il collo di bottiglia” così l’ho ribattezzato, la salita si apre e diventa meno difficile fino a quando si tiene la sinistra vedendo la Rava del Ferro in tutta la sua ampiezza e maestosità. Si sale un po meglio ma si continua a fare tanta fatica a causa della pendenza. E’ li che mi gioco la gamba sinistra. Costretto a salire come sulle uova cercando di non fare troppa pressione sia nelle diagonali che nelle inversioni comincio a sentire indurimenti sospetti. Davanti Enrico e Rocco procedono senza nessun problema riposandosi nel pianoro che anticipa l’attacco finale alla vetta. Effettivamente ormai il grosso era stato fatto e decido di continuare per andare almeno a prendere l’imbocco in discesa della Rava della Vespa. Mi divide da lei un bel costone da fare prima in diagonale poi con qualche ultima inversione, ne avrò fatte 1000.
Ma nulla, a poco più di 100 metri, a circa 2520 metri di altitudine i crampi diventano paralisi e devo togliermi la tavola per massaggiare la coscia sinistra. Magnesio? In macchina. Acqua? Mezzo litro per 5 ore. Se proprio dobbiamo dirlo, beh l’approvvigionamento ha lasciato un po a desiderare. Senza poi parlare del thè di Enrico che era una parte di thè e 6 di miele misto a non so cosa. Imbevibile. E Rocco? Macchè lui continuava a fare la spola tra Enrico davanti e me indietro quando mi vedeva arrivare. Come a dire: “Aho, ma vuoi darti una mossa o no?”

Decido dunque di cambiare assetto e scendere da dove sono salito anche perché comincio ad intravedere qualche nuvola e da solo, non conoscendo il posto non è proprio il massimo. Enrico invece prosegue per la Rava della Vespa e si butta giù. Non senza prima aver perso per un attimo Rocco in vetta che non era così convinto del drop da fare.
Io scendo quanto più leggero posso senza strafare ma mi diverto a disegnare qualche bella traiettoria. La neve dapprima un po collosa si lascia invece sciare nella parte centrale fino a quando un eccesso di velocità e sicurezza mi portano fuori strada sulle piste di 4 scialpinisti intravisti entrare in un bosco. Era il mio stesso bosco ma circa 100 metri più in alto. Ormai finito lo risalgo senza split e senza ramponi. Altra mezz’ora di salita poi la discesa verso la macchina dove trovo Rocco bello stanco ma felice di aver fatto due tuffi nel laghetto della sorgente in quota e mio fratello senza scarpe, dimenticate imboscate dietro un albero alla fine del bosco. No comment.

Poteva senza dubbio essere migliore il mio ritorno sulla Majella. La considerazione della splitboard in queste tipo di ascese perde di utilità se non nella prima parte. Dopo sarebbe stato assolutamente più indicato mettere su i ramponi e andare su senza problemi. Ma il punto è che i ramponi non si avevano e dunque è inutile adesso piangere sul “latte macchiato”, ormai la frittata è stata fatta. Guardando poi il massiccio mentre si andava a bere una birra al rifugio a Campo di Giove affioravano emozioni forti a vedere quanto fatto e anche quanto non portato a termine per pochissimo. Le Rave della Majella sono “imballate” ancora di neve e fino a maggio inoltrato saranno sicuramente fattibili e ospitali. Non rimane altro che valutare se possa esserci o meno spazio per una nuova salita tra un impegno e un altro.
Spettacolo Majella. Peace, Love and Powder

Di Emanuele Iannarilli

Emanuele Iannarilli

Appassionato di sport estremi in particolare Mtb, Surf, Snowboard. Ha collaborato con Pianetamtb.it per la stesura di articoli e report per le maggiori granfondo off-road italiane e gare a tappe internazionali. Responsabile comunicazione Challenge 24mtb 2013/2014. Atleta endurance con partecipazione a gare internazionali, marathon, granfondo, gare a tappe. Responsabile comunicazione di alcune granfondo nazionali e collaboratore per alcuni brand off-road per test materiali, prova nuova prodotti. Blogger e responsabile comunicazione Bike Action Team.